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Trasporti UE, lo stop può costare 2.500 miliardi

Grazie al maxi-piano comunitario possibile crescita dell’1,8% del pil da qui al 2030

Il maxi-piano dei trasporti transeuropei (Rete TEN-T) potrebbe generare da qui al 2030 una crescita dell’1,8% del Pil comunitario, pari a 2.570 miliardi di euro, e dieci milioni di posti di lavoro a fronte di investimenti per 457 miliardi di euro.
La previsione emerge da uno studio affidato dalla Commissione europea a un consorzio di istituti di ricerca internazionali. Ma la stessa ricerca evidenzia anche come questa prospettiva di crescita sia a rischio se saltano alcune delle tratte che legano stazioni, porti e aeroporti attraverso i nove corridoi definiti dal progetto. I principali ostacoli sul cammino della rete TEN-T sono di ordine finanziario, ma ci sono anche barriere legate alle infrastrutture e alle legislazioni nazionali. Lo sforzo economico maggiore è quello richiesto ai nuovi Stati membri dell’Unione, in particolare quelli dell’est Europa, per adeguarsi al livello infrastrutturale dell’UE a 15: l’analisi mostra che l’ammontare dell’investimento per singolo Paese si attesta mediamente tra lo 0,1% e l’1,7% rispetto al Pil nazionale.
Per la crescita risultano particolarmente decisive le opere transfrontaliere. Sono ben 35 progetti, inclusa la Torino-Lione, e saranno in grado di attivare, con gli investimenti necessari alla loro realizzazione, “un moltiplicatore di tre volte maggiore rispetto a quello generato dalla media dei 9 corridoi”, si legge. La loro mancata realizzazione ridurrebbe gli investimenti di 43 miliardi, con una perdita per il Pil europeo di 86 miliardi solo nell’anno 2030 e una perdita totale di 725 miliardi da oggi a quella data.
In termini di occupazione costerebbe quasi 1,9 milioni di posti di lavoro. Le stime infatti dicono che ogni euro investito nei progetti transfrontalieri ne genera 17 in termini di crescita del Pil e ogni miliardo non investito causa la perdita di 44.500 potenziali posti di lavoro.

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