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Corridoio ecologico per la farfalla Zerynthia
Corridoio ecologico per la farfalla Zerynthia

Completata prima fase del Corridoio ecologico per la farfalla Zerynthia

A giugno 2020 in Val di Susa è stata completata la prima fase per la realizzazione del corridoio ecologico progettato per garantire la sopravvivenza locale della farfalla Zerynthia polyxena, specie protetta ritrovata nell’area del cantiere della Torino-Lione di Chiomonte.

La farfalla è attualmente presente localmente con due popolazioni separate dal bosco e isolate tra loro. La prima è diffusa nell’area di ampliamento del cantiere, mentre la seconda si trova a circa 900 metri in linea d’aria e 300 metri più in quota. Il primo passo dell’operazione ha previsto un nuovo disegno dell’area di cantiere il cui perimetro è stato ridotto per lasciare alla farfalla una zona di rifugio. Questa zona rifugio è stata sottoposta a un intervento di restauro ambientale per renderla ottimale per lo sviluppo di larve e adulti della specie. Tali interventi non sarebbero comunque sufficienti a garantirne la sopravvivenza nel lungo termine in quest’area dove la farfalla sarebbe destinata a non perdurare per più di qualche decennio a causa dell’infittirsi del bosco e dell’ampliamento del cantiere. Gli adulti da soli non riuscirebbero infatti ad attraversare il bosco e ad unire le due popolazioni separate.

L’intervento ha quindi l’obiettivo di permettere al raro lepidottero di connettersi alle altre aree presenti nella zona, formando popolazioni più eterogenee e mobili che possano favorire la sopravvivenza a lungo termine della specie. Per questo, la professoressa Simona Bonelli del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (DBIOS) dell’Università di Torino ha previsto nel progetto sperimentale la realizzazione di dieci radure, realizzate dal Consorzio Forestale Alta Val di Susa in linea tra loro a costituire un corridoio ecologico per consentire alle farfalle di muoversi tra l’area di salvaguardia e la popolazione più in quota. Nelle radure sono state create le condizioni di luce e ombra ideali per lo sviluppo della farfalla e della sua pianta nutrice, Aristolochia pallida.

Successivamente, per favorire la colonizzazione delle radure, sono state traslocate le piante di Aristolochia pallida prelevandole dalla zona più a valle. Le zolle con le piantine sono state trapiantate nelle radure per poter ospitare i bruchi di Zerynthia: “L’operazione – spiega il Prof. Michele Lonati del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) – ha avuto successo e le piante hanno attecchito bene anche grazie alle condizioni atmosferiche favorevoli che si sono verificate”.

In contemporanea, il gruppo di ricerca della professoressa Bonelli ha provveduto a prelevare i bruchi di Zerynthia presenti nell’area del cantiere e a posizionarli sulle piantine di Aristolochia dove potranno nutrirsi e proseguire il loro sviluppo: “Si tratta, in questa prima fase, di circa 25 larve per radura – sottolinea la professoressa Bonelli – tra poco avverrà l’impupamento e i bruchi diventeranno pupe che non vedremo più, perché molto mimetiche, fino alla prossima primavera quando diventeranno farfalle. Allora potremo valutare il grado di sopravvivenza delle larve trasclocate”.

Gli operatori si sono mossi sul campo con tutte le tutele previste per l’emergenza sanitaria legate alla diffusione del Coronavirus.
Oltre al gruppo di ricerca della professoressa Bonelli nel progetto biodiversità sono stati coinvolti anche il Prof. Sandro Bertolino per gli aspetti legati ai chirotteri, al lupo e agli ungulati, e il Prof. Michele Lonati del DISAFA per quanto riguarda gli habitat e le specie vegetali.

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